Robert Rauschenberg è uno tra i personaggi più determinanti
per lo sviluppo dell’arte americana degli ultimi 50 anni. Dall’arte di questo
artista, e di Jasper Johns, deriva la più etichettata pop art. In realtà è
difficile collocare l’artista in una determinata corrente, se in un iniziale
momento poteva essere associabile all’Espressionismo astratto, con opere come “Interview”
e “Retroactive 1”, l’utilizzo di una figurazione forte ed indipendente ne
discosta le assonanze, le sue opere poco hanno a che fare con il quadro. Le
opere di Rauschenberg pongono la critica davanti ad un dilemma: così infatti
osserva il critico George Sorley Whittet, nel 1964, sulla rivista "Studio
International": "L'assenza dell'arte non aiuta in nessun modo
le nostre reazioni di fronte alla vita. Quella che Rauschenberg ci offre è la
vita allo stato puro; sta a noi trovarvi l'arte, da soli."
Concetto a cui fa eco Andrew Forge quando, nel 1970,
afferma: "La vita ha penetrato la sua opera in lungo e in largo, e ogni
sua opera, più che imporci una definizione di arte, scaturisce da una ricerca
di tutti i possibili contesti nei quali può verificarsi il fatto artistico."
Le composizioni di Rauschenberg sono esemplificazione di un
concetto di abbondanza che si riferisce sia agli stimoli che l'ambiente urbano
riversa sugli abitanti, sia all'erogazione industriale di beni materiali ed al
conseguente spreco, il tutto espresso in termini di una espansiva "sensualità
documentaristica", per usare una definizione del critico inglese
Lawrence Alloway. Nascono così le sue esperienze polimaterialistiche, i combine-painting,
le sue opere di collage, di riciclaggio, di riutilizzo del prodotto di
scarto che viene in un certo qual modo "redento" dall'opera
dell'artista in un rito che Edward Lucie-Smith definisce "iconico-celebrativo"
dei miti consumistici.
Utilizzando un modo espressivo quale l'assemblage,
che di per sè tende ad escludere l'idea di uno stile, Rauschenberg riesce
invece ad inventare un suo riconoscibilissimo linguaggio formale che sarà fonte
di spunti ed influenze per le generazioni che seguiranno, prima di tutte la
generazione degli artisti pop. La sua opera è unica, è probabilmente scorretto
forzarne l’etichettatura.
Il "caos" come espressione formale, la stratificazione delle informazioni come memoria storica, il contrasto cromatico.
Robert Rauschenberg, Estate, 1963 |
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