Giuseppe Penone, Spoglia d'oro su spine d'acacia, 2002, esposta alla galleria di arte moderna di Roma |
I temi centrali delle sue opere sono: il respiro, lo sguardo, la pelle, il cuore, il sangue, la memoria.
"Il respiro non è soltanto quello degli esseri viventi, ma a volte il tenue canto di un uccello o la violenza di una tempesta; lo sguardo è la proiezione dell’uomo verso il mondo; la pelle è il confine e il limite fisico di tutti i corpi, compreso l’universo stesso; il cuore è il centro delle energie vitali e dei sentimenti; il sangue è il veicolo, il trasporto necessario alla vita; la memoria consente di vivere nel presente; la parola svela ogni cosa."(Giuseppe Penone, monografia, 2012).
Fin dagli esordi Penone costruisce un discorso sulla scultura a partire dal rapporto con l’universo vegetale. Il protagonista (e forse la massima espressione) della sua opera è l'albero.
“Gli alberi ci appaiono solidi, ma se li osserviamo attraverso il tempo, nella loro crescita, diventano una materia fluida e plasmabile. Un albero è un essere che memorizza la sua forma e la sua forma è necessaria alla sua vita, quindi è una struttura scultorea perfetta, perché ha la necessità dell’esistenza,” spiega Giuseppe Penone.
L'artista è stato protagonista di molte mostre, ma è sicuramente interessante, con un occhio volto al legame Arte-Architettura, l'esperienza del museo Mart.
Penone al Mart, articolo: http://www.domusweb.it/it/notizie/2016/03/18/giuseppe_penone_scultura_mart.html
In particolare, le opere di Penone al Mart segnano il territorio museale. Sin dall’ingresso in museo, con una monumentale installazione inserita nel vano scale, architettura e scultura si intrecciano, esaltando le caratteristiche dell’una e dell’altra: l’espressività dello spazio e quella della materia, l’esperienza della luce e quella del volume. La scultura Spazio di luce si arrampica lungo le pareti, nel grande vuoto che si apre nelle scale, cuore architettonico e ideale punto di congiunzione tra le sale espositive.
L’albero di bronzo e oro viene installato in verticale, ancorato alle pareti delle scale, producendo un abisso di luce che pare sfondare la copertura del Mart. “Osservando il suo interno, il nostro sguardo percorre lo spazio di luce occupato dall’albero e diventa albero”, ha spiegato l’artista.
A guidarlo è la convinzione secondo cui, come ha ricordato Germano Celant, «ogni cosa si anima e partecipa di una rappresentazione, dove gli elementi (…) interagiscono e si scambiano i ruoli energetici». Si determinano continui scambi, corrispondenze. L’artista abbandona ogni prerogativa metafisica, per fondersi con il cosmo. E, quasi spinto da una forza vitale e panica, “si sente” albero, fiume, tubero. Vuole dare voce al ciclo di una natura “inseparata” e inscindibile. Che è come una Grande Madre nella quale sfumano i confini tra interno ed esterno, tra anima e corpo.
Il rapporto uomo-natura dove anche l'uomo è natura.
Giuseppe Penone, "Elevazione",2011, Bronze et arbres |
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