IL SUCCESSO DELL’ARCHITETTURA
NEL MONDO: 1988-2000
Nel 1998 apre a New York una mostra dal titolo
Deconstructivist Architecture.
Presero parte alla mostra personaggi illustri come Peter
Heisenman, Zaha Hadid, Frank Gehry, Bernard Tschumi, Daniel Libeskind, Rem
Koolhas ed altri. Questa mostra fu un momento decisivo per l’Architettura, che
segnò l’inizio di un grande periodo di sperimentazione e innovazione.
Cit. Antonino Saggio in Architettura e modernità, p.342-343 <<Tra le componenti del successo dell’operazione
vi è senz’altro l’invenzione del nome. La parola “decostruzionismo”…> <La
terza componente della parola è naturalmente quella che sembra illudere all’arrivo
di un nuovo “ismo”, di un nuovo possibile stile. Questo è in realtà quello che
veramente preme a Johnson assolutamente convinto che nel paese del business, il
rinnovamento delle forze sia necessario a mantenere in tensione l’architettura
e consentirle di aver peso nella società.>>
E’ in questo nuovo respiro che operano gli architetti sopra
citati, seppur con molto vari meccanismi di sviluppo del progetto.
PETER EISENMAN
Griglie e Layering, Rebstock Park, Francoforte 1990 |
Schemi di Blurring di Eisenman |
Eisenman scopre una tecnica mai prima di allora utilizzata in architettura:
il Blurring. “sfocamento” che si sviluppa per la prima volta nel progetto della Casa Guardiola a Cadice, ma ancora più evidente nello stupefacente Centro per le arti Aronoff sempre a Cincinnati. Il movimento diviene concetto e tecnica per l’organizzazione del suo modo di progettare. L’origine di tale idea è da cercare nelle immagini del futurista italiano Giacomo Balla e del francese Marcel Duchamp. L’architetto in molti dei suoi progetti propone orditure separate e sovrapposte per strati che SI RICOMPONGONO MA MANTENGONO LA PROPRIA AUTONOMIA. Molto interessanti sono i concetti del folding (piegatura), graft (innesto) e scaling (riduzione-ingrandimento) evidenti nel progetto del Rebstock Park di Francoforte.
DANIEL LIBESKIND
Libeskind è un architetto dal background culturale ampio e
variegato. Di genitori polacchi, profughi dei campi di sterminio, si forma
prima in Israele e poi a New York alternando e affiancando lo studio di diverse
discipline che vanno dalla musica all’architettura. La sua poetica capace di
rompere, estendersi al di là della tradizione in uno spazio nuovo è
riscontrabile in primis in una serie di grandi congegni che sono a metà tra un
sogno leonardesco e uno strumento uscito da un Kafka o de Sade. Proprio su
questi è molto interessante il lavoro sul concetto di linea. La linea si muove
nello spazio costruito che viene rotto, lacerato, creando un nuovo spazio. La
massima espressione di questo concetto è sicuramente il Museo ebraico a Berlino.
Libeskind lavora molto anche sui layer (studiati separatamente) che, a
differenza di Eisenman, da cui trae
sicuramente ispirazione, questa volta NON SI RICOMPONGONO, si lacerano, creando
una metafora di un mondo che non può e non deve rimettere insieme i pezzi.
BERNARD TSCHUMI
Layering del Parc de La Villette di Tschumi |
Al Parco della Villette Tschumi divide il progetto in più
strati: edifici, percorsi, verde, illuminazione, ciascuno concepito
autonomamente e rimontato insieme secondo tecniche di discontinuità
cinematografica, il tutto su impostazione planimetrica (pianta). A Le Fresenoy
accade qualcosa di innovativo nell’opera dell’Architetto: questa volta è la
sezione lo strumento di approccio, si trova di fronte a vecchie fabbriche che
integra nel suo progetto con una grande copertura. La sovrapposizione verticale
scaturisce una grande carica di fughe prospettiche divergenti e camminamenti. L’opera
di integrazione è perfettamente riuscita scaturando uno straordinario spazio
interstiziale tra vecchia e nuova fabbrica.
A compiere una operazione simile, ma con la sua innovativa tecnica
del Blurring, era stato nello stesso
periodo Eisenman con il Centro per le arti a Cincinnati già citato.
REM KHOOLAS
Casa dell'Ava, Parigi, 1991 |
Nel successivo libro “S, M, L, XL” arriva a reinterpretare
il concetto funzionalista “dal cucchiaio alla città” teorizzando dei principi
che siano adattabili sia ai piccoli progetti che ai progetti di città.
La CASA DELL’AVA a Parigi e EURALILLE a Lille sono l’esempio calzante del fatto che gli stessi principi possano essere adottati per progetti a scala differente.
In questi due casi, infatti, sono applicati gli stessi principi analitici che lavorano sulla frammentazione dei corpi.
Un piccolo appunto merita il progetto per il Parc de la Villette di Khoolas, dove si noti l’utilizzo del layering verticale (serie di schermi verticali).
La CASA DELL’AVA a Parigi e EURALILLE a Lille sono l’esempio calzante del fatto che gli stessi principi possano essere adottati per progetti a scala differente.
In questi due casi, infatti, sono applicati gli stessi principi analitici che lavorano sulla frammentazione dei corpi.
Un piccolo appunto merita il progetto per il Parc de la Villette di Khoolas, dove si noti l’utilizzo del layering verticale (serie di schermi verticali).
(PARENTESI SUL LAYERING E SUI QUATTRO PERSONAGGI BREVEMENTE RIASSUNTI)
Ho voluto iniziare con
i quattro: Eisenmann, Tschumi, Libeskind e Khoolas per un motivo ben specifico.
Tutti e quattro hanno operato con la tecnica del Layering, con approcci
differenti e più-o meno-intensamente rappresentano per me un punto di partenza
per una ricerca in questo ambito. La mia scacchiera infatti si basa proprio su
questo concetto e trova in Tschumi (il Parc de La Villette) una “via di mezzo”
tra l’integrazione di Eisenmann, la non ricomposizione di Libeskind e la
verticalità di Khoolas.
STEVEN HOLL
Si laurea all’Università di Washington e successivamente continua a studiare architettura a Roma. Nel 1976 fonda a New York lo studio Steven Holl Architects. Ha introdotto nuove modalità di integrazione tra architettura ed ambiente, nel pieno rispetto del carattere unico di ciascun luogo.
Si laurea all’Università di Washington e successivamente continua a studiare architettura a Roma. Nel 1976 fonda a New York lo studio Steven Holl Architects. Ha introdotto nuove modalità di integrazione tra architettura ed ambiente, nel pieno rispetto del carattere unico di ciascun luogo.
Holl ritiene molto importante che l’opera sia radicata al
suo farsi e, riprendendo un tema kahniano, si debba basare su un’idea forza.
L’interesse fenomenologico di Holl lo porta a ritenere che il progetto debba
posarsi su esperienze dirette, fisiche e psicologiche. Le sue opere sono
processi di metaforizzazione dalla forte simbologia in cui è netta la relazione
tra spazi aperti ed edifici.
E’ chiaro che la sua opera parte sempre dalle forze esterne
al progetto, un esempio è il museo Kiasma, dove la spinta della città
manipola i volumi del museo, i flussisi incrociano come nervi, concettuali e
fisici, e dal loro intreccio, l’Interview, nasce l’Architettura. Da questa
imposizione e inversione inventa nuove dinamicità e spazialità. Il
progetto per il museo è un complesso che va a completare il disegno urbano di
Aalto il quale prevedeva una serie di grandi attrezzature pubbliche che si
specchiano sull’acqua. Il progetto è composto da due corpi intersecanti, uno
rettilineo e un altro ad esso incastrato. La sua risposta adeguata e al
contempo innovativa è dovuta al suo vocabolario asimmetrico, leggero e
dinamico.
Museo Kiasma, Helsinki 1993-98 |
RENZO PIANO
Centro Pompidou, Parigi |
Il Pompidou a Parigi e la Citè International di Lione sono l’emblema di questo nuovo concetto . La seconda in particolar modo favorisce la mixité funzionale e la non settorializzazione degli ambiti della vita umana. In essa prende forma una città fortemente legata ai principi della civiltà dell’informazione in cui “l’obliquo media digitale” concede la possibilità di lavorare in qualsiasi luogo. Per Piano la città della terza ondata ha bisogno dell’informazione non solo come prodotto, ma anche come simboli e immagini.
MIRALLES
E PINOS
Gli Architetti Spagnoli muovono temi posti già da Zaha
Hadid e che iniziavano a guardare l’Architettura come metafora del paesaggio.
Una delle prime opere da prendere come riferimento è sicuramente il Municipio
Hostalets de Balenyà, il centro di tiro con l’arco di Barcellona, il Cimitero di Igualda.
SANTIAGO CALATRAVA
Il progettista-Ingegnere Calatrava, eccentrico e dal
curriculum strabiliante nasce come artista per poi arrivare a conseguire una
laurea in ingegneria al Politecnico di Zurigo. A differenza degli altri
ingegneri Calatrava vede il calcolo come strumento per ottenere la forma. Egli
definisce l’ingegneria come l’arte del possibile.
La sua opera più rappresentativa è senza dubbio la Stazione Staedelhofen a Zurigo. Realizzazione che vede
la sua affermazione come progettista di sezione. La sovrapposizione di piani,
l’alleggerimento dei materiali e delle strutture diventano i principi
catalizzanti la sua produzione e sono pensati come elementi tipologici dei suoi
progetti che ne risolvono in nuce gli aspetti funzionali, estetici, strutturali
e di relazione con il terreno. I suoi progetti vibrano di tensione plastiche
dando suggestioni di movimento.
Cit. Antonino Saggio in Architettura e Modernità << La
scultura è la base, l’ingegneria l’arte del possibile, l’architettura la
necessaria conseguenza>>. Il forte
amore per le strutture vegetali e anatomiche è di forte influenza per la sua
concezione artistica, così come la concezione di movimento sempre presente, sia
che le sue strutture si muovano veramente come il Ponte sulla Garonne in
Francia, sia che esse siano ferme.
JEAN NOUVEL
Jean Nouvel, Architetto francese, è fondamentale il suo lavoro sulla “pelle” degli edifici. Lo strato superficiale non è superficiale.
La FONDAZIONE CARTIER a Parigi dell’architetto Nouvel è emblematica per
quanto riguarda i temi della superficie e della bidimensionalità. Il largo uso
del vetro è utilizzato al fine di affermare un nuovo concetto di trasparenza.
La trasparenza rappresenta viene utilizzata con scopo illusionistico, non è
legata all’oggettività della macchina, ma all’allusività dei media e alla
pluralità pervasiva e ambigua dei messaggi contemporanei.
Fondazione Cartier, Parigi 1991-94 |
Jean Nouvel, Architetto francese, è fondamentale il suo lavoro sulla “pelle” degli edifici. Lo strato superficiale non è superficiale.
HERZOG E DE MEURON
Cit. Antonino Saggio in Architettura e Modernità <<Se
la trasparenza con Nouvel diventa ipersoggettiva e illusionista, la pelle degli
edifici in Herzog e De Meuron si trasforma da tema di pura superficialità e
decorazione in campo di riflessione. In entrambi i casi, e anche se con mezzi
molto diversi, gli architetti parlano del mondo contemporaneo>>.
Cabina di manovre ferroviarie, Basilea 1994-97 |
La pelle degli edifici “vive”, relaziona l’architettura con l’ambiente, stabilendo, con innovazione, coesione col mondo tecnologico dell’informazione.
La pelle degli edifici “vive”, relaziona l’architettura con l’ambiente, stabilendo, con innovazione, coesione col mondo tecnologico dell’informazione.
FRANK GEHRY
Nell’Architettura di Gehry le architetture sembrano ballare,
frutto della combinazione tra spazi concepiti come una scena teatrale e dalla
composizione dinamica dei volumi.
La BIBLIOTECA F COLDWAYN di Hollywood con la sua simmetria
apparente e la tensione dinamica creata mediante la strategia del dividere e
l’utilizzo di segmenti retti che si trasformano in arco sono emblema di questo
concetto di teatralità. Il concetto di movimento è maggiormente sottolineato
dalla luce che rende le geometrie varie e affascinanti.
Il MUSEO DI BILBAO è certamente una delle opere più
importanti. Gehry sceglie autonomamente l’area. Un’area industriale lungo
il fiume con alle spalle la città ottocentesca. Il museo costituito da una
serie di corpi intrecciati che gravitano intorno ad una piazza. Qui riprende
nell’articolazione dei corpi di fabbrica i temi dinamici della plastica
futurista. In questo progetto l’architettura viene concepita come un fatto
urbano che riscopre i luoghi abbandonati conferendogli una nuova forza
espressiva e nodale per la città. Questo è il momento in cui Gehry mette in
pratica la collisione e lo scontrarsi delle parti, un po' come già visto nel
Museo della Vitra in Germania e successivamente nella Concert Hall Disney a Los
Angeles.
Museo Guggenheim, Bilbao 1991-97 |
<<Nessuna paura è più stupida di quella che ci fa
temere di uscire dall’arte che esercitiamo. Non v’è pittura, né scultura, né musica,
né poesia, non v’è creazione>> (Boccioni, 1969)
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